A chi giova la defenestrazione del Magistrato
Dirigente?
La defenestrazione del Commissario Dirigente non è un fatto
che può passare inosservato, bensì un inedito, uno spartiacque nel rapporto tra
giustizia e politica, un evento storico.
Ora che finalmente si ha a disposizione uno spaccato seppur
parziale perché privo di una parte significativa, scritto nero su bianco, di
quanto accaduto nel Consiglio Plenario, si possono condurre delle analisi non
basate sulle voci, ma sul documento del dispositivo pubblicato oggi.
La prima questione è: dov’era
il Segretario alla Giustizia in questi mesi? Perché per anni, con diversi
responsabili alla giustizia e diverse maggioranze, i lavori della Commissione
Giustizia sono proceduti quasi sempre all’unanimità, costruendo un clima di
fiducia tra le parti politiche e quelle togate, non facendo praticamente mai
emergere scontri, e ora invece assistiamo a questa resa dei conti interna?
Eppure è proprio degli
anni scorsi l’esplodere dei casi giudiziari Mazzini e altri, che vedevano
al centro le indagini contro il malaffare e la politica, ponendo obiettivamente
in rotta di collisione la volontà di verità con gli interessi di qualche parte
politica. Eppure non si narra di
tentativi di destabilizzazione nell’ultimo quinquennio ed i processi principali
sono arrivati alle condanne in primo grado.
Nessuno insomma, neppure
le parti coinvolte che erano al governo si sono permesse di seminare zizzania o
togliere potere al Tribunale. Ed in tutto questo periodo il Commissario
Pierfelici poteva essere bersaglio primo dei sabotatori. Non è successo.
Come mai invece adesso
sì?
Dov’era il Segretario Renzi in questi mesi? Era suo dovere
politico e morale stemperare il clima, invece a noi risulta essere uno tra i
più ferventi partigiani nella querelle interna al Tribunale su cui non ci
esprimiamo.
Questa è una gravissima
responsabilità politica, peraltro stupefacente per chi appartiene ad un
movimento che da sempre si erige a modello di trasparenza e legalità.
C’è un interesse specifico nel produrre, o quantomeno nel non
mitigare, uno scontro che appare chiaro all’interno del Tribunale, che può in
effetti trovare responsabilità inevitabili anche nel Dirigente, ma che doveva
essere ricondotto ad una pacificazione invece che ad un epilogo così grave e anche ridicolo?
Grave perché da ora in
avanti si potrà destituire chiunque con un semplice OdG, addirittura il
Magistrato Dirigente, figuriamoci un Magistrato “semplice”, un giudice chiunque esso sia oppure
un’altra carica dello Stato. Neppure nei
famigerati decenni scorsi sono mai avvenute tali forzature istituzionali.
Ridicolo perché le motivazioni della destituzione
del Magistrato Dirigente sono espresse in alcune pagine in cui invece che
elencare le responsabilità di mala gestio o di mancanza di organizzazione o
risultati del Tribunale, si riproduce a stralci il verbale delle dichiarazioni
del Dirigente. Ecco, la colpa rilevata è
che a fronte di denunce portate dalla Pierfelici, non da lei subite, Ella non abbia di conseguenza attivato le
indagini opportune. Ma che accusa è questa?
Ma andiamo con ordine:
Al punto 2 del documento si riporta il fatto che il
Magistrato Dirigente ha parlato in Commissione Affari di Giustizia di pressioni e ritorsioni esercitate da
esponenti politici nei confronti di alcuni giudici, in particolare su un
Giudice di Appello.
Al punto 4 di rapporti
tra un magistrato e un uomo politico.
Al punto 5 la commissione di reati da parte di un altro Giudice di Appello.
Al punto 6 che un Giudice
di Appello era sodale di esponenti politici, ora imputati, e di altri
associati membri di un gruppo criminoso.
Per tutti questi fatti gravissimi si accusa il Magistrato
Dirigente di non aver presentato denuncia e aperto indagini specifiche pur
avendo essa segnalato tutti i fatti nella sede istituzionale nella quale, per
Legge, aveva il compito di relazionare. Infatti, per Legge, non spetta al
Dirigente adottare i provvedimenti ma alla Commissione.
Però non prendiamoci in
giro, se ciò viene utilizzato quale motivo per la sua destituzione significa
che ora invece quelle indagini devono essere aperte e compiute. Non si può licenziare qualcuno per
degli errori che poi il sostituto continua a compiere.
In sostanza noi
vogliamo assolutamente sapere se le durissime affermazioni della Pierfelici
hanno fondamento oppure no, non può essere che venga allontanato chi dichiara
essere possibili connivenze tra Giudici e malaffare e non esserci le indagini
conseguenti.
Diceva una nota massima di un fine politico italiano che “a
pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” ma è strano tutto questo
proprio ora.
Ora che si sa essere in corso una indagine, potenzialmente
esplosiva, sulle responsabilità di Banca Centrale per l’acquisto milionario di un titolo ad altissimo rischio da parte di BCSM.
Ora che il Tribunale si deve esprimere sulla legittimità del
contestato commissariamento di Asset Banca, su cui il governo ha così tanto
insistito.
Ora che il Magistrato Dirigente parla di pressioni della
politica sul Tribunale.
In tutto questo ci conforta il pronto comunicato della
coalizione di maggioranza che sostiene che nessuna indagine sarà bloccata, che
tutto andrà avanti come prima…excusatio non petita, accusatio manifesta. Strano
però che nel comunicato non si faccia
cenno alla irritualità di un allontanamento del Magistrato Dirigente per la
prima volta nella nostra storia, o dell’importanza
di tenere le istituzioni, soprattutto la giustizia, lontane da polemiche e
litigi. O almeno un ringraziamento, doveroso o di normale ritualità
politica, a chi in questi anni ha condotto un tribunale che in precedenza non
poteva rivendicare la stessa autonomia dalla politica. Nulla. Pare proprio non possano nascondere la loro felicità per
l’allontanamento della Pierfelici.
E il governo? Nulla.
Nessuna parola. Evidentemente Ella merita una damnatio memoriae.
Non siamo quindi affatto rassicurati dalle parole della
maggioranza e dai silenzi dell’esecutivo.
Crediamo proprio siano
loro i maggiori artefici di questa situazione ed anche i maggiori beneficiari e
quindi i primi responsabili.
San Marino, 7 marzo
2018 L’Ufficio
Stampa PSD