PER UN NUOVO CICLO DI BANCA CENTRALE CON NUOVI INDIRIZZI POLITICI
Con la nomina del nuovo Direttore
di Banca Centrale si conclude, sperabilmente, un periodo di ripetuti fallimenti
del governo in un ambito, quello bancario e finanziario, che innegabilmente già
prima era in sofferenza e che necessitava di rimedi condivisi.
Cominciamo da Cassa: abbiamo
dapprima assistito alla nomina di un Presidente del CdA di Cassa rinviato a
giudizio, in contrapposizione con la tanto sbandierata legalità e trasparenza
di cui cianciava la maggioranza. La contestuale individuazione del resto dei
componenti di quel CdA, con ogni probabilità indicati dall’ex Direttore
Savorelli. Questo doveva rappresentare l’avvio della nuova fase della Banca dei
sammarinesi sulla base di un bilancio “veritiero” e un piano di sviluppo.
Il risultato è invece stato
quello della scrittura dapprima di un bilancio talmente reale e trasparente da
rendere inevitabile il commissariamento, per poi ravvedersi all’ultimo momento
con la spalmatura del debito. Quindi un altro bilancio in sostanza: delle due
l’una: o era inadeguato il primo oppure il secondo. Tale modifica ha indotto
alle dimissioni l’intero CdA voluto dal Governo meno il Presidente, in dissenso
con la nuova impostazione voluta dalla maggioranza.
Tale nuova impostazione ha reso
inutile anche il progetto di sviluppo di Cassa, costato 200 mila euro ed ero
sostanzialmente inapplicabile, sia perché i numeri su cui è stato basato sono
cambiati, sia perché non rimarrà nessuno tra quelli che lo hanno elaborato a
difenderlo, visto che si sono dimessi.
Nel frattempo il caos gestionale
su Cassa ha quasi fatto annullare la sua liquidità.
Volgiamo ora lo sguardo a Banca
Centrale: mai un governo si è tanto scudato affidando a quell’organismo potere
e fiducia. Mai si è tanto sostenuto l’importanza dell’autonomia Banca Centrale
per difendere il suo operato. Per poi accorgersi, dopo mesi di avvisi
dell’opposizione, che le scelte di sistema erano sbagliate, contrarie alla
tutela del sistema, controproducenti anzi. A cominciare dalla gestione del
commissariamento di Asset: lo dice addirittura un’ordinanza di un giudice.
Solo all’ultimo momento, poco
prima che da Banca Centrale si arrivasse alla decisione di commissariare
addirittura Cassa - questo lo scopo di un bilancio che esprimeva il buco mostruoso
di 534 milioni di euro - il governo corre ai ripari con un provvedimento che il
Fondo Monetario riterrà allucinante: un decreto che esautora Banca Centrale del
potere di commissariare, affidandolo al CCR.
Il governo si è nascosto dietro
al dito dell’autonomia di Banca Centrale fino a che il dito esposto dal
Direttore non ha dato la scusa per il suo licenziamento.
La gestione delle nomine è stata
talmente fallimentare che anche quella del nuovo Direttore ha prodotto delle
dimissioni, addirittura di un componente di maggioranza, che nella stessa
seduta vota il nuovo Direttore poi si dimette: una cosa inaudita.
Come inaudita, e alla faccia
della trasparenza e del non conflitto di interessi da sempre sostenuto da AP,
il loro componente di Banca Centrale passa dal Consiglio Direttivo di Banca
Centrale, il controllore, a Presidente del CdA di Cassa, ente controllato da
BCSM. Non fosse questo già sufficientemente assurdo, prima di dimettersi da
Banca Centrale il Dott. Zanotti vota il suo futuro controllore, il Direttore di
Banca Centrale.
Ora con la dipartita del
Direttore si deve rifare da capo anche la vigilanza di Banca Centrale, che era
anch’essa totalmente asservita al Dott. Savorelli.
Insomma una débâcle totale di
questa maggioranza sia nel rapporto con una Banca Centrale che non avevano
votato, sia con praticamente tutte le nomine individuate negli ultimi nove
mesi, di cui non è rimasto un solo componente e in sostanza neppure nessun
progetto avviato, se non la chiusura di una banca, tutt’ora anche quella sub
iudice.
Nulla di buono rimane di tutta questa
storia, rimarrà invece tutto il danno provocato al sistema in termini di
perdita di raccolta, di tempo perso, di credibilità.
Rimane altresì il fatto che il Segretario
di Stato Celli, e forse tutta SSD (come dimostrano le fibrillazioni elle ultime
ore), sono commissariati da AP, unica vera vincitrice politica, campione della
occupazione di tutte le postazioni di potere, non solo nelle segreterie di
Stato non sue, ora anche di Cassa di Risparmio con il presidente del CdA.
Il Fondo Monetario Internazionale
che pareva punto di riferimento dell’azione del governo cosa dirà di tutte le
citate forzature, della perdita di una linea di condotta e dei suoi referenti?
Sappiamo che tali fatti
significano l’avvio del conto alla rovescia in vista di nuovi assetti di potere
del governo o della fine stessa della legislatura.
Al PSD interessa ora molto di più
il destino del sistema bancario e finanziario, a cominciare dal nuovo corso che
darà il Direttore Capuano.
Il Gruppo Consiliare si è
astenuto perché attendiamo siano chiarite le vicende che hanno portata alla sua
individuazione e in particolare al rapporto tra il suo ruolo al MEF e la
collaborazione politica con il governo italiano.
Il PSD ha più volte ricordato
l’importanza di ripartire dal nostro vicino, più che da ininfluenti ed esotici
paesi. Di siglare il memorandum di intesa tra Banca Italia e Banca Centrale per
poi, sulla base di una collaborazione fattiva, inserire nel negoziato per
l’associazione con l’Unione Europea tutti i capitoli riguardanti il
riconoscimento del nostro sistema bancario e finanziario e l’individuazione di
nicchie concordate di sviluppo che siano in linea con la scelta della
trasparenza e della professionalità.
Per questo il nuovo Presidente di
Banca Centrale dovrà rappresentare un garante, un punto di riferimento non solo
del governo ma di tutti gli attori di sistema, siano essi politici, che
bancari, che sociali.
Il nuovo corso per il PSD dovrà
distanziarsi dalla tendenza inutilmente autoritaria e inevitabilmente
zigzagante del Direttore e del governo dovrà essere capace di determinare delle
positive continuità e dei risultati apprezzabili anche dalla comunità
sammarinese, lasciando da parte mirabolanti annunci e tecnicismo letali come
quelli portati avanti per mesi da Savorelli con il supporto del governo.
Per tutto ciò, prima di nominare
il nuovo Presidente, è necessario tornare a confrontarsi in aula per definire
nuove linee di indirizzo dopo la débâcle degli ultimi mesi. Con la
consapevolezza che la fiducia cieca in una persona o in un organismo, portano
ad effetti devastanti se non c’è concertazione, buon senso e soprattutto linee
politiche realistiche.
San Marino, 28 Settembre 2017 L’Ufficio
Stampa