“Se
da un lato c’è l’esigenza di indagare sui responsabili del tentato colpo di
stato e punirli, dall’ altro questa sorta di pesca a strascico che stanno iniziando a fare le autorità turche ci
dice che stanno andando molto al di là di quell’obiettivo. Quindi alla Turchia
chiediamo moderazione, rispetto dei diritti umani e dello stato di
diritto". Lo dichiara Riccardo Noury, portavoce nazionale di Amnesty
International Italia, in occasione della manifestazione #NoBavaglioTurco,
indetta dalle organizzazioni di giornalisti Fnsi, Usigrai e Articolo 21
all’ambasciata di Turchia a Roma. "All’Europa- aggiunge Noury- chiediamo
di premere su Ankara non soltanto sul tema facile
della pena di morte, ma anche su tutto il resto, tenendo conto che l‘UE è in
forte imbarazzo perché ha bisogno della Turchia anche per la sua politica
estera”.
Non sono
isolata, quindi, nel confermare la prima mia impressione sui mandanti dello strano
“golpe” in Turchia.
L’impressione
è che sia stato preparato in ogni dettaglio da chi avrebbe dovuto essere la
vittima principale della sommossa dei militari, cioè lo stesso presidente Erdogan.
E’ una
vecchia storia quella della volontà dell’ormai dittatore turco di sovvertire la
laicizzazione della struttura istituzionale del suo Paese a partire da esercito
(vergognose le condizioni in cui sono tenuti i militari arrestati), scuola (oltre
15 mila dipendenti delle scuole pubbliche sono stati sospesi, impedito salire
in cattedra a 21 mila docenti delle scuole private e chieste le dimissioni agli
oltre 1.500 professori decani delle università.) e informazione (revocate le
licenze a 24 radio e televisioni).
La
laicizzazione delle principali istituzioni dello Stato turco parte dall’ inizio
del secolo scorso, voluta e impostata dal presidente Kemal Ataturk, considerato
il vero padre della moderna Turchia.
Ataturk
voleva “laicizzare” la Turchia per modernizzarla, per avvicinarla sempre più
alla realtà occidentale, oggi identificabile con l’Unione Europea.
Sapeva bene,
però, di non poter cancellare in un sol colpo la tradizione millenaria
islamo-ottomana. Si limitò, quindi, ad una serie di importanti correttivi da
completare nel tempo.
Un piano
sfumato per il ritorno progressivo delle fratellanze religiose, del loro
insinuarsi nella struttura pubblica e privata turca. È ormai chiaro che Erdogan
è la punta di diamante di questa tendenza “anti laicista”; il presunto golpe e le
violente purghe in atto lo dimostrano. Tra queste, spicca l’ipotesi della
reintroduzione della “pena di morte”.
Una scelta
che impedirebbe alla Turchia di proseguire il percorso di ammissione alla UE.
L’Unione
Europea ha già avuto modo di condannare la sola ipotesi di un ritorno a
quell’ignominia di pena irrimediabile.
Noto con
dispiacere che San Marino ancora non si è espressa sulla vergognosa ipotesi di reintegro
della pena capitale in Turchia, una lacuna che non ci fa onore.
Marina Lazzarini
Segretario
PSD
San Marino,
20 Luglio 2016