Oggi è la Giornata
mondiale del rifugiato, una definizione che diventa sempre più
ampia ridefinendosi anche in relazione a situazioni ambientali ed economiche
disastrose. Di anno in anno, inoltre, il classico e naturale significato di persona
in fuga dalla guerra, dalle angherie, di uomo alla ricerca di protezione, si
sta modificando per trasformarsi, senza sua colpa, in accomunabile problema di
invasione e minaccia.
E’ quanto sta accadendo anche San Marino dove
una minoranza, minima, sta costruendo ad arte argomentazioni tali da indurre i
sammarinesi a cadere nella facile trappola della paura, della insicurezza che lo
straniero, lo sconosciuto può portare con sé.
I Sammarinesi, per loro natura accoglienti,
sono chiamati ancora una volta a dimostrare la propria solidarietà con chi è in
difficoltà. Così la
nostra Repubblica ha deciso, primo Paese europeo, di seguire l’esempio della
Comunità Sant’Egidio, aprendo canali umanitari per non far rischiare ai
profughi la vita in mare o di dover pagare i trafficanti di esseri umani.
San Marino sa
come sia impossibile rinchiudersi all’interno dei propri confini o costruire
muri, soluzione per alcuni appetibile, ma che non porta nessun risultato
sostanziale per affrontare una crisi umanitaria globale senza precedenti.
I rifugiati
sono persone alle quali la guerra ha tolto casa, lavoro, parenti, amici. Le
loro storie e i loro volti ci chiamano a rinnovare l’impegno per costruire la
pace nella giustizia, per “diventare insieme a loro artigiani di pace” come ha
detto Papa Francesco.
E’ anche
vero che queste situazioni ci mettono di fronte alle nostre paure e a tutta una
serie di problematiche che prima neppure immaginavamo, problematiche che solo
la conoscenza e il rispetto reciproci possono superare.
Qui non si
tratta di essere cristiani o laici, buoni o cattivi, generosi o egoisti, qui si
tratta di essere giusti e umani!
Amnesty
International il 15 giugno ha rilasciato la seguente dichiarazione: "La
Commissione europea ha affermato che l'attuazione dell'accordo Ue-Turchia sta
dando dei risultati. I risultati sono questi: migliaia di persone bloccate in
condizioni disastrose in Grecia, rifugiati rispediti a forza in Siria dal
confine della Turchia, siriani a rischio di essere rimandati dalla Grecia in
Turchia. Risultati, certo, ma nessuno di cui essere orgogliosi. L'accordo
Ue-Turchia è un duro colpo alla reputazione mondiale dell'Ue come attore
globale dei diritti umani, difficilmente un modello da seguire per la politica
estera dell'Ue".
A conferma
di quanto dichiarato da Amnesty, proprio nelle ultime ore si è appreso
dell’ennesima strage al confine tra Turchia e Siria, dove almeno undici siriani,
tra i quali 4 bambini, per lo più di una sola famiglia, sono stati uccisi dalle
guardie di frontiera turche mentre
cercavano di attraversare il confine dal nord-ovest della Siria.
L’emergenza
umanitaria senza precedenti che stiamo vivendo insegna che non ci può essere
una globalizzazione economica senza una parallela globalizzazione umana, nel senso
più ampio della convivenza pacifica e solidale tra i vari popoli della Terra,
che escluda ogni tipo di sfruttamento e prevaricazione di un popolo sull’altro.
L’ufficio
stampa San
Marino, 20 giugno 2016